Tempio di Vespasiano
Il tempio celebra Vespasiano e Tito divinizzati. L’uso di divinizzare gli imperatori morti inizia con Cesare, e sarà una costante dell’Impero. Essi assurgevano allo status di divinità solo post mortem, è per questo che il buon Vespasiano, presentato dalle fonti come un uomo un po’ rozzo, ma di grande ironia, quando sentì che la sua ora era vicina, sembra che disse: “Mi sa che sto per diventare un dio!”. Ed effettivamente lo divenne. Le tre colonne ancora oggi visibili sono lì a ricordarcelo. Fortuna vuole che un pellegrino cristiano, in visita alla città di Pietro nell’VIII secolo, ammirato da tutto ciò che vedeva intorno a sé, annotò per filo e per segno ciò che vedeva e, giunto davanti alle rovine di questo tempio, all’epoca assai meglio conservato, ricopiò l’iscrizione che decorava la sua architrave. Oggi ne rimane solo qualche lettera, il confronto con il testo completo non lascia però dubbi, i creatori del grande anfiteatro Flavio erano qui onorati come dèi. Accanto al tempio si trova il Portico degli dèi Consenti. Sono gli dèi benevoli riuniti a consesso. Erano sei dèi e sei dee. Il loro culto fu introdotto come una sorta di massimo spiegamento di forze contro l’avanzata di Annibale.