Rostra Augusti
Era la tribuna dalla quale gli oratori arringavano la folla e sulla quale erano affisse le più antiche leggi che la città si era data (le Dodici Tavole) e il foedus Cassianum, l’armistizio siglato con i Latini nel 495 a.C., primo passo della grande espansione di Roma. Prende il suo nome dai rostri, elementi metallici dotati di robuste punte che si applicavano sulle navi durante le battaglie navali per speronare e far colare a picco i vascelli nemici. I Romani, che non avevano grande dimestichezza con il mare, furono così orgogliosi della loro prima vittoria conseguita per mare, che presero i rostri delle navi nemiche e li misero in bella mostra qui, nel luogo più in vista del Foro. Era la battaglia di Anzio del 338 a.C. Con il tempo la tribuna subì rifacimenti, fu anche leggermente spostata rispetto alla sua collocazione originaria, e ciò che vediamo oggi risale al periodo imperiale. Sulla tribune erano esposte anche le statue degli ambasciatori romani uccisi nello svolgimento della loro attività diplomatica. Qui vennero esposti i poveri resti di Cicerone, punito così per le sue Filippiche contro Antonio.
Accanto ai Rostra si trova una piccola costruzione cilindrica in laterizio. Una piccolissima lapide marmorea ci ricorda che quell’ammasso di mattoni è l’Umbilicus Urbis, l’ombelico della Città, l’ombelico del mondo. Nell’antichità ogni civiltà, ogni cultura, aveva identificato un suo proprio ombelico, un centro del mondo. Per i Greci era Delfi, il luogo in cui si erano posate le due aquile che Zeus aveva liberato in due opposti sensi affinché, terminato il giro del mondo, si incontrassero al suo centro. Per gli Incas, dall’altra parte del globo, il centro era presso Cuzco, la capitale del loro impero, per i Romani era proprio qui, in quel cumulo di mattoni. Inizialmente aveva la forma di un pozzo, poiché tale punto non coincideva solo con il centro del mondo geograficamente inteso, esso era anche il punto di intersezione delle tre sfere del Cosmo: il mondo celeste degli dèi superi, quello terrestre abitato dagli uomini, e quello infero, con le sue divinità ed i suoi mostri. Per questo il pozzo era precauzionalmente chiuso da una pietra che, tre giorni all’anno, veniva però rimossa, in una sorta di Halloween romano. In tali giorni si credeva infatti che gli spiriti dei morti tornassero sulla terra. E’ per tale ragione che, durante l’apertura del Mundus (il mondo, questo era il più antico nome dell’ombelico) i Romani si astenevano dai viaggi in mare e dalle battaglie, per paura che qualche fantasma potesse afferrarne più facilmente l’anima per condurla con sé nell’Ade.